La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
negli amplessi delle inviolate foreste - muta rampogna all'uomo del suo perduto rigoglio e della perduta innocenza - e tra il fragore dei diroccianti
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, ma la inermezza sua, la folla delle nemiche armi, e Gualdo era stretto da un'inesprimìbile angoscia. Gualdo, la prima volta in sua vita, si sentiva
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corpo. In quella sera, ei centellava il riposo dopo l'onesta fatica, aspirando le pingui àure de' suòi ovili ed il fienoso effluvio delle campagne, seduto
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vento, il mare è grosso, è inquieto, è nero come l'inchiostro. Nel lamentoso suo ruotolarsi alla spiaggia, senti come echeggiare fioca la voce delle
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nuovi polsi, i servi incorruttìbili dell'altrùi volontà, i freni alla pigiata lor rabbia, ma i mùscoli delle patrie montagne, che già li donàvano di armi
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Pel gèmito delle foreste e la notturna paura, per traccie che a lui solo èran vie, il rapitore cammina e cammina, ancor nell'abbrivo della intrapresa
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, incomodata ad uscirne; avrebbe, come il più delle donne, aumentato la formidàbile turba degli imbecilli e attaccato bottoni saldìssimi: sorta, al contrario
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nell'orizzonte, ora alla cerchia delle impassìbili guardie, imbracciate lo schioppo, le cui bajonette, lampeggianti nel sole, rispondèvano loro con un silenzio
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il sangue socïal si effonda, come vuol Natura, imparzialmente per sue giuste membra; dell'ossa tue, schermo agli aerei oltraggi, delle tue aque, vie
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scagliarsi nelle ingordìssime onde, strappando loro la preda di un bimbo. --- Cinque anni si sono aggiunti al cùmulo delle memorie. La ragazza è
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, battendo i calci delle lor carabine, e gridando: noi! - E allora ... all'inferno voi ... lui ... tutti! - eruppe il Beccajo - Tu il capo? tu